Intervista: RAESTA
“Fuoco di paglia” è il nuovo ep di Raesta, pseudonimo di Stefano Resta, approdato a una carriera solista dopo varie evoluzioni. Il suo cantautorato pop e un po’ indie ha spunti ironici e malinconici: ci siamo fatti raccontare qualcosa di più in questa intervista
Ciao Raesta, ci racconti chi sei e come sei arrivato al tuo nuovo ep?
Ciao, e grazie per l’invito. Sono un cantautore-medico che nel 2016, a Roma, col produttore Andrea Allocca, ha dato vita ad un progetto, Raesta, proseguendo da solista ciò che in puglia avevo iniziato con una band di nome “Ilaria in una stanza”. Nel 2018 ho conosciuto Riccardo Sinigallia che mi ha consigliato una scrittura a quattro mani per iniziare a scrivere in italiano (sino a quel momento avevo cantato in inglese (Vienna, Distant Worlds, ecc). Ho iniziato la mia avventura nella canzone italiana con Vincenzo Vescera con cui ho lavorato per il Premio Lunezia, classificandomi tra i finalisti. In seguito con la pandemia abbiamo iniziato un progetto di mutuo soccorso: l’album “Biancalancia” nel 2021 e l’EP “Resto a sud”nel 2022. Dopo questa esperienza ho iniziato a sentire la voglia di realizzare alcune canzoni molto intime per cui ho cercato delle realtà interessate a questo progetto parallelo. Infine ho conosciuto Max Lambertini del Natural Head Quarter Studio. Con Michele Guberti e Manuele Fusaroli ho realizzato 4 brani (alcuni dei quali hanno visto una seconda produzione e pubblicazione) ed ecco qui… si arriva all’EP.
Mi sembra che le tue sonorità peschino un po’ dall’indie, dal synth pop e dal cantautorato: qual è il tuo genere di riferimento?
Direi esattamente quelli che hai citato aggiungendo l’alternative rock. Ho un passato di batterista in band di stampo indie rock revival e mi piace che questo in qualche modo si senta.
Nell’ep ci sono canzoni molto intime e altre più allegre. Qual era il tuo umore quando hai scritto il disco?
In effetti ogni pezzo ha una nascita a sé. Capita sempre che mi debba trovare in un momento di riflessione e anche piuttosto isolato. Spesso ispirato in qualche modo da canzoni e fatti della vita che mi hanno colpito e scosso dentro. Anche quelle più energetiche non sono mai del tutto “leggere”. “E se fossi tu” e “Ragazzi Marsigliesi” le ho concepite e scritte di notte. “Andrea” e “Ehi Monsieur” nel pomeriggio. “Pop corn” la mattina. E anche lo stato d’animo riflette la parte della giornata in cui ho scritto il brano. Credo…
Questo ep è il preludio a un disco oppure è un’opera a sé stante?
Per il momento lo concepisco come qualcosa a sé, che potrà essere seguita anche da qualche singolo. Dipenderà dalla produzione dei prossimi brani. Se sentiremo che i prossimi (molti pezzi sono prodotti e altri sono ancora delle demo) saranno in linea con questi probabilmente ci sarà un album, magari per maggio. Dipenderà dalla risposta che riceverò anche dalla gente, e dagli impegni lavorativi e con il progetto Raestavinvè. L’idea di presentare un album mi entusiasma ma vorrei fosse nel momento giusto. Non ho fretta.
Hai in programma nuovi singoli e video?
In questi giorni sto decidendo quale sarà il prossimo singolo. Dipenderà anche dall’etichetta, Alka record label, e dall’ufficio stampa, Level Up. Per me è molto importante che ci sia accordo con Max Lambertini dell’etichetta e Fabio Alcini, dell’ufficio stampa. Mi fido molto di loro. Per quanto riguarda il videoclip, col regista un’idea c’è ma non vi svelo ancora nulla. Attendo torni dal Perù.
Hai già qualche data per un eventuale tour?
Il tour inizia in acustico: sono a Roma il 7 dicembre in apertura a Diana Tejera e c’è una data a Bergamo. Stiamo organizzando le date in questi giorni. Per sapere le prossime date basterà seguirmi su Facebook e Instagram. Spero di essere invitato da realtà interessate
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