Intervista: Canca

Intervista: Canca

Una nostalgica malinconia genovese si nasconde dentro Indovinello, l’ultimo singolo di Canca

Articolo contribuito da Valentina Bellini di Futura 1993

Photo credit: Brendon Lainez

“Un vero ghetto boy non sta su Internet”, e infatti all’inizio penso che Canca non abbia un profilo Instagram. Poi lo trovo e scopro che ha appena aperto anche un profilo TikTok. L’artista non ama definirsi ed è proprio per questo che intervistarlo diventa ancora più interessante: raccontare qualcosa che vuole vivere senza darsi una forma dà l’inaudita libertà di continuare a plasmarlo. Eppure, Canca sembra avere una personalità e uno stile comunicativo piuttosto definiti: tra rap, dance e pop, in un mix insolito e surreale, che unisce particolari giochi sonori con un linguaggio comune.

Gerardino Francesco Cancarone, questo il suo vero nome, nasce a Genova West nel '97. Prende la vita con leggerezza ed autoironia, parla di fatti autobiografici, di “scelte di vita per non andare incontro ad un destino peggiore”. Preferisce non definirsi e si sintetizza con una semplice frase: “Questo non è rap, è Canca”. Facile così, facile evitare etichette, non si può sbagliare. Ma quando ogni etichetta è sbagliata, ovvero quasi sempre, descrivere in modo più ampio ogni singolo fenomeno sembra effettivamente l’unica strada degna di essere percorsa.

Canca non è un nome nuovo: ha pubblicato l’album Branco nel 2018, quando apriva concerti come quello di Murubutu e suonava ai Giardini Luzzati di Genova nel format “Love What U Love”. Ha da poco iniziato un percorso al fianco di Sony Music Italy, Metatron e Pioggia Rossa Dischi e gli auguriamo di continuare sul tracciato.

La cover del suo ultimo singolo, Indovinello, ritrae un tessuto rosso reticolare con disegnato un punto di domanda, che si ripete in quella che sembra un’ombra, ma assomiglia anche ad una macchia di sangue sgocciolata dal naso di Canca durante le riprese del video.

A proposito del brano, l’artista commenta: “con questo singolo voglio parlare alla mia generazione e voglio raccontare la mia storia attraverso un immaginario astratto ma concreto, nella speranza che possa arrivare un messaggio che unisca leggerezza e sicurezza in un periodo storico dove le novità e gli imprevisti sono dietro l’angolo”. Una missione nobile, a nostro parere.

Canca non è solo un tipo divertente: una nostalgica malinconia genovese si nasconde dentro ai synth anni ‘80 e nell’ultima barra di Indovinello (“Capirò che è tardi, giuro”).

Abbiamo deciso di approfondire il suo progetto artistico, facendogli qualche domanda!

Ciao Canca, il tuo profilo Instagram è difficile da trovare, eppure è rientrato subito tra i miei preferiti! Cos’era la Lotteria Canca e cosa si vinceva?

Ciao! La lotteria era stata pensata per annunciare l'uscita di Indovinello. Chi è riuscito a risolvere l'enigma ha scoperto in anteprima la data di uscita e il nome del singolo.

Cosa è nato prima, gli skit o il singolo? Come li associ?

È nato prima il singolo. Gli skit sono stati fatti per mettermi in gioco e per creare un percorso d'accompagnamento per l'uscita di Indovinello.

“Questo non è rap, è Canca”. Dicci allora: chi è Canca?

Sono un ragazzo di 24 anni cresciuto nella periferia genovese. Per quanto riguarda la musica non mi piace pormi limiti e darmi etichette.

In che senso la tua testa è un indovinello?

In fondo, la testa di tutti è un indovinello. Quante volte abbiamo delle idee che non sappiamo spiegarci? Spero spesso, perché altrimenti sono io il matto.

Hai firmato un contratto cantando “firmerò contratti, spero”. Come hai vissuto il passaggio dall’essere un artista indipendente al pubblicare con un’etichetta?

É ancora presto per dirlo. All'inizio sembra un sogno ad occhi aperti ma io sono una persona concreta. Sono felicissimo di avere questa opportunità ma questo è solo l'inizio, la strada è ancora lunga.

Hai un’aria vintage, quali immaginari ti influenzano?

Consciamente nessuno. Tendo a fare quello che mi piace senza pensarci troppo.

Musicalmente parlando, quali artisti ascolti?

Sono un grande fan dell'hip-hop e del r&b americano ma non disdegno altri generi. I miei artisti preferiti sono Kendrick Lamar, Ye, Frank Ocean e The Weeknd.

Nel video di Indovinello ti esce il sangue dal naso, perché?

Nel video c'è questo rincorrersi fra due "me". Uno di questi rappresenta il mio passato, l'altro il mio presente. Il sangue dal naso è il simbolo della rottura tra passato e presente.

Ultima domanda: quali scelte di vita fai per non andare incontro ad un destino peggiore?

Parlo per me perché non penso di essere un esempio da seguire. Nella vita le cose capitano, la cosa difficile e importante è saper reagire. Potrei dire “non frequentare brutte compagnie” oppure “non drogarti” e via dicendo. Ma la verità è che ognuno ha la propria strada e il proprio destino.

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