Intervista: Management

Intervista: Management

Ansia Capitale è il nuovo disco dei Management, figlio del tormento e della noia

Intervista contrubuita da Giada Consiglio di Futura 1993

Sono passati già dieci anni da quando AUFF! è entrato nelle nostre orecchie, e proprio per celebrare il ricordo degli esordi, i Management tornano con un nuovo disco sotto etichetta Garrincha Dischi.

Il duo abruzzese, composto da Luca Romagnoli e Marco di Nardo, nell'ormai lontano 2012 ha iniziato la sua carriera musicale con brani come Pornobisogno (oggi disponibile in una nuova versione in collaborazione con Fumettibrutti) e ha calcato moltissimi palchi conquistando ambiti premi come Miglior Band Live e Miglior Band Indie italiana.

La loro musica è sempre stata rivoluzionaria e irriverente, rock e adrenalinica. Oggi però, dopo lo stop forzato causato dal Covid, ci propongono nuovi brani che hanno come tematica l'ansia, l'integrazione, la multiculturalità e la rabbia. L'ansia in particolare è ormai una sofferenza comune, dettata da una società che ha ben poco da sperare nel futuro: crisi climatica, pandemia, disoccupazione, guerre vicine e lontane, capitalismo.

Ogni canzone è intimamente sentita, capace di rilasciare quelle emozioni tenute spesso represse e che raramente trovano sfogo in delle strofe. Tramite note e parole riescono ad avere un approccio vero e sincero con le relazioni umane e anche con il loro pubblico, rendendo l'inquietudine un sentimento di condivisione.

Sono otto i brani contenuti in Ansia Capitale e i Management sono fieri di portare energia e chitarre in diversi palchi con un tour appena iniziato da Roma ma che toccherà diverse città italiane. In attesa di beccarli live tra sudore e luci, ne abbiamo approfittato per fare loro qualche domanda sul nuovo album, e sapere come stanno vivendo questo ritorno sulle scene!

Ciao ragazzi! Dopo tanto lavoro, il nuovo disco è finalmente arrivato. Siete emozionati per questo rientro con il botto?

Più che altro eravamo veramente esausti, stanchi, annoiati di star lontano dai palchi. Più che emozione è una gran voglia di sfogarsi.

“Ansia Capitale” è un album che vi ha fatto precipitare dentro voi stessi: qual è stato il processo creativo di queste canzoni?

Il nostro solito processo creativo, che vede una separazione netta tra testi e musica (Marco scrive musica nella sua stanza, ed io scrivo testi nella mia) è diventato ancor più netto, dato che questo disco è stato scritto durante il periodo di isolamento. Quindi sono ancora più nette e definite le nostre individualità.

Il futuro che si prospetta davanti è sempre più limitato: crisi climatica, lavoro precario, salario basso, lotte di genere e classe. Indubbiamente si crea una società ansiosa; come mai avete voluto raccontare questo tipo di sentimento che viene poco utilizzato artisticamente?

La musica che piace a noi deve raccontare i propri tempi. C'è una fase per tutto ed un posto per tutti, però è assolutamente ridicolo che un artista parli solo e soltanto di amore ed estate. La vita è fatta di rabbia, odio, violenza, amore, ansie e problemi, passione e tanto altro. Noi vogliamo raccontare tutto, vogliamo raccontare la vita. Non vogliamo prendere in giro le persone. Ogni tanto c'è anche posto per l'amore, ma nella stessa misura in cui l'amore ha un posto nella vita, ovvero in mezzo a un mucchio di altre rotture.

Descrivete l’ansia anche sotto forma di rabbia, insonnia e frustrazione. Qual è il rimedio che vi aiuta a colmare un po' il vuoto di questa sensazione implacabile?

Cercare sé stessi e dare da mangiare al proprio demone. Quella parte di noi che vuole uscire e gridare che bisogna provare, almeno provare ad essere unici e non una copia della copia della copia. La musica in questo può aiutare.

“Nei tuoi panni non mi ci metto, i tuoi panni sono troppo sporchi”. L’odio in qualunque cultura e contesto è sempre molto affermato. Cosa ne pensate di chi, ancora oggi, non si arrende ad accettare la multiculturalità del paese?

Ci sentiamo come degli alieni che vivono nel futuro, nell'anno 25mila, e decidono di prendere una macchina del tempo per visitare il 2022 e si chiedono: ma di che stronzate parlavano questi uomini primitivi? Facevano davvero queste differenze? Litigavano per queste sciocchezze? Cose incomprensibili.

“Multiculti Supermarket” ha una ritmica contagiosa che crea dipendenza. A livello musicale com’è stato contrastare la durezza della critica del testo?

Marco ha deciso di inserire delle ritmiche danzerecce, tra il tribale e l'acido, per creare una atmosfera di ballo rituale lisergico.

“Più mi odi tu, più mi amo io” è un inno per tutti quelli che credono poco in loro stessi e soffrono il bullismo. Voi che tipo di adolescenti siete stati? Come avete affrontato l’odio immotivato degli altri?

Siamo cresciuti nella provincia della provincia, dove bullismo e maschilismo non sono neanche dei termini utilizzati, perché sono cose di tutti i giorni, attaccate alla nostra cultura come una cravatta alla camicia. Per noi, il duro lavoro è stato quello di tirarsi fuori da questa visione e imparare a riconoscere gli atteggiamenti malati, e costruire di conseguenza spazi e momenti sani, un poco alla volta.

Il 5 febbraio 2012 vi buttava nelle scene musicali il primo disco “AUFF!”. Che ricordi avete degli esordi e quanta nostalgia c’è del passato?

Sono i ricordi della nostra "infanzia" musicale, tutte le esperienze che ci hanno portato fino a qui.

Fanno parte di tutto un processo che ci ha portato ad essere quello che siamo, e quindi nessuna nostalgia, perché tutta quella storia è dentro di noi, la portiamo ancora sopra e sotto il palco.

Tanti i collaboratori all'interno della vostra opera: tra i più artistici cito Fumettibrutti che ha disegnato una copertina e ha prestato anche la voce in Pornobisogno e Bennet Pimpinella che ha scattato delle foto surreali! Com’è stato interagire con loro?

Per noi le collaborazioni non sono, come si usa fare oggi, un modo per sommare i followers. Noi cerchiamo storie da raccontare, emozioni, situazioni. Cerchiamo dei pretesti per discutere, per riflettere, per provocare.

Siamo sempre alla ricerca di persone, PERSONE scritto in maiuscolo. Inutile dire che è stato bello lavorare con loro.

E come avreste fatto senza i produttori Fusaroli e Guberti? Avete anche scelto nuovamente lo studio di registrazione di AUFF. Squadra che vince non si cambia?

Il disco è stato prodotto da Marco e da Fusaroli. Siamo tornati nel mitico studio di Auff, il Natural Head Quarter di Ferrara, per respirare ancora una volta quell'atmosfera di libertà e sperimentazione sonora che è il marchio di fabbrica del grande Fusaroli. "Guba" ci ha dato una grande mano, non ce l'avremmo fatta senza di lui.

Prossimamente si torna a calcare i palcoscenici di varie città italiane. Cosa dobbiamo aspettarci da questi Live?

Siamo tornati molto incazzati, molto marci, molto inviperiti, ma anche molto umani.

Vi divertirete e ci sarà anche spazio per la rabbia e per le emozioni.

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