Intervista: Tersø
Articolo/intervista contribuito da Giulia Garulli di Futura 1993, il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro.
Tersø nasce dall’incontro tra Luca Ferriani, Alessandro Renzetti, Alessio Festuccia e Marta Moretti, nel 2016.
La caratteristica di Tersø nasce dall’unione di testi in italiano, sonorità elettroniche e sample vocali. A Marzo 2017 viene pubblicato il primo EP “L’altra parte” per l’etichetta italo-canadese Locale Internazionale. “Non mi sento” è il primo singolo estratto che ha dato il via ad una serie di concerti in giro per l’Italia, come l’apertura per Frah Quintale e Cosmo.
Il 2018 è l’anno in cui la band torna in studio per registrare, insieme a Marco Caldera, per il il nuovo album “Fuori dalla giungla” ed i suoi nove brani, masterizzati da Giovanni Versari presso La Maestà Studio. Uscirà a febbraio 2019 per la label Vulcano, anticipato dai singoli "Stramonio" e "Lynch".
Nell’estate 2020 i Tersø completano il secondo album, ma è nel 2021 con che fanno il salto con l’album Iperfamiglia; partiamo da questo e facciamo qualche domanda in più:
Come è nato il progetto dei Terso?
È nato nel 2016 dall’idea di voler unire le sonorità elettroniche e i testi in italiano, questa è stata l’idea iniziale ed è il nucleo delle nostre canzoni anche se negli anni abbiamo inevitabilmente assorbito influenze nuove e approfondito quello che siamo e che vogliamo trasmettere con la nostra musica.
È uscito da poco il vostro nuovo album “Iperfamiglia”, come è nato questo flusso di canzoni?
Se consideriamo la scorsa primavera una sorta di anno zero, le canzoni di Iperfamiglia sono nate un po’ prima, un po’ durante e un po’ appena abbiamo ricominciato a respirare. Avevamo delle cose da dire e sono diventate canzoni, alcune tra loro sono mosse da sentimenti diversi proprio per questo, perché vengono da momenti profondamente diversi e vicinissimi allo stesso tempo.
Cosa rappresenta per voi e cosa ha in più questo album rispetto agli altri?
Più del fatto di avere qualcosa in più, è diverso. Ogni lavoro è figlio del momento in cui è stato creato, la percezione cambia perché cambiano i tempi e quindi la sensibilità di chi ascolta. Non negativo o positivo, ma diverso appunto.
Nel brano Aurelia, si sente una forte nostalgia che compare spesso nel testo, da cosa è dovuta?
La nostalgia che c’è in Aurelia è la sensazione che provi a fine agosto guardando il bagnino che toglie gli ombrelloni dalla spiaggia, insieme però alla consapevolezza che quello che è passato non sbiadirà tanto facilmente. Non una fine, più un nuovo inizio. Una nostalgia esorcizzata.
Ascoltandovi, si nota un pattern di base: qualcosa che è sfuggente ma passato, inserito una quotidianità che lo ricorda. Cosa volete suscitare nell’ascoltatore?
Una delle cose più belle della musica è che è di tutti, la maggior parte delle volte una canzone nasce da motivi precisi ma poi arriva a chi la ascolta e prende altri significati. Quello che ci emoziona di più è quando qualcuno ci si riconosce.
In quale situazione consigliate di ascoltare la vostra musica? Mi immagino magari in uno spostamento, sulla metro o autobus, in momenti in cui la testa stacca e naviga anche facendo riflessioni interiori.
Sì probabilmente sarebbe un momento giusto!
Come vi siete sentiti dopo il MI AMI Festival 2019? Cosa vi portate dentro di questa esperienza?
È stata un’esperienza che ci ha dato molto. È una realtà molto stimolante in cui si percepisce voglia di partecipare, ricordiamo con un sorriso la gente con il kway sotto la pioggia e noi preoccupati che non si bagnassero gli strumenti. Poi è andato tutto bene ☺
Nella vostra scrittura, si legge una descrizione di realtà che quasi non vede futuro, concentrata molto sul presente data l’esperienza del lockdown. Scriverete qualcosa che possa trattare di un futuro possibile?
Non pensiamo mai all’argomento prima di scrivere, le canzoni sono immagini di quello che viviamo nel presente, senza troppi ragionamenti a priori.
Scrivete solo di esperienze vostre o raccogliete anche quelle di amici o parenti?
Scriviamo di storie che ci colpiscono, nostre o di altri, a prescindere dai gradi di parentela.
Di solito, come nasce la base delle vostre canzoni?
Dipende dai momenti, possono essere idee buttate giù e poi sviluppate o nascere da improvvisazioni in saletta.
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