Hello Mimmi: Ilary
Il nuovo singolo di Hello Mimmi è un mix tra nuovo funk carioca, reggaeton, glitch e hyperpop
Articolo contribuito da Silvia Eccher di Futura 1993
A pochi mesi dall’uscita dell’Ep Karaoke – lavoro in cui rivisita in chiave elettronica alcuni brani della tradizione cantautorale italiana (Almeno tu nell’universo, T’appartengo, Splendido splendente, Del verde) – Hello Mimmi torna con il singolo estivo Ilary, presentato in esclusiva il 25 maggio al BLA STUDIO di Roma e il 26 maggio dal vivo a Milano, al MI AMI Festival.
Caterina Pelliccia, questo il vero nome di Hello Mimmi, classe 2001, è la cantautrice che non ti aspetti. L’artista romana è nota ai più per la sua estetica kawaii e per essere uno dei nomi più significativi della scena hyperpop italiana: la sua interpretazione scanzonata e cartoonesca, il mix di generi musicali diversi con i bassi sparati al massimo volume e la sua immagine naif e colorata la rendono una delle figure più interessanti della scena indipendente italiana e anche questa nuova uscita ne è la riprova.
Ilary, il brano appena uscito per l’etichetta Bomba Dischi, prende spunto dal gossip che ha coinvolto, anzi stravolto, la royal family italiana Francesco Totti-Ilary Blasi e affronta in chiave ironica e disincantata il tema dell’emancipazione, citando e sfatando alcuni tra i più comuni stereotipi femminili, prendendo in causa l’ex letterina e usando come ritornello il suo comportamento del “prima ti amo e poi ti asfalto” che ha tenuto banco - e continua a tenerlo - sulle pagine dei rotocalchi.
Già dall’artwork del singolo si capisce che l’estetica di riferimento è quella della tv generalista degli anni 2000, in particolare di Canale 5 e dei suoi programmi cult (avete presente le veline? Ecco, trovate Mimmi nei loro panni), e tale indicazione è confermata dal testo.
Anche in questo caso la cantautrice romana si è avvalsa della collaborazione del beatmaker (e compagno) VillaHarcore e il risultato è un mix inatteso di stili diversi, tra cui nuovo funk carioca, reggaeton, glitch e hyperpop, che si fondono per raccontare una realtà tutta italiana, anzi per certi versi propriamente romana, contrapponendo dunque all’ultra-digitalizzazione l’eredità socioculturale del nostro Paese. In questo mix variegato la voce che oscilla tra la modalità bambina e quella maliziosa s’inserisce come una specie di narrazione trasognata dove peraltro non mancano elementi di realtà come il suono di un clacson e lo sfrecciare di una moto.
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