Intervista: Bobby Wanna

Intervista: Bobby Wanna

Sperimentare e rimanere se stessi: Intervista a Bobby Wanna

Intervista contribuito da Elisabetta Picariello di Futura1993

Non è facile introdurre Bobby Wanna rendendo davvero giustizia a lui e alla sua musica. Classe ’97, è figlio di Bologna, con cui ha un legame fortissimo, e della cultura hip hop che definisce ancora come “riferimento”, nonostante l’abbia coniugata ad un sound sempre più internazionale, dall’elettronica alla techno. È un artista poliedrico ed immediato, che sperimenta molto pur mantenendo uno stile fortemente identitario – Bobby Wanna è Bobby Wanna, e col suo secondo singolo, Giuda, prodotto da Dario Pruneddu e disponibile su tutte le piattaforme digitali per Trident Music / Polydor, riconferma di essere inconfondibile.

Bla bla bla / quante parole che si dicono a metà” ci fa venire voglia di ballare sotto al palco, grazie al mix perfetto di hip hop ed elettronica, risultato della sinergia tra Bobby e il suo produttore Dario Pruneddu. Ma allo stesso tempo, ci fa anche sentire la rabbia vissuta che Bobby sputa tra le rime, quasi malinconica e con quel tocco agrodolce che caratterizza sempre il suo progetto, già dal primo singolo Tosse Tosse Tosse.

Essere un artista vero, che ha talento e potenziale e vuole rendere quel talento e quel potenziale un’espressione reale di se stesso è raro ed importante. Bobby è questo: un artista senza sovrastrutture. Ed è per questo che abbiamo voluto parlare con lui, di musica, di Bologna e dei live che sta facendo quest’estate, chiedendogli anche del suo brand streetwear indipendente Voodoo.
Ne è uscita fuori un’intervista davvero interessante e che ci lascia carichi di aspettative. Sentiremo parlare di Bobby Wanna ancora di più.

Hey Bobby Wanna! A pochi giorni dall’uscita del tuo secondo singolo del 2021, Giuda, come ti senti?

Hey! Sono preso bene, è sempre bello e liberatorio far uscire della musica. Il pezzo mi piace molto ed ero molto carico per farlo uscire.

Giuda, così come il singolo precedente Tosse Tosse Tosse, veicolano un’idea chiara di te come artista, sono fortemente identitari. Da dove viene Bobby Wanna e dove sente di star andando?

Tosse Tosse Tosse e Giuda sono tra le tracce più recenti che abbiamo fatto io e Dario, il mio produttore. Nel caso specifico delle sessioni da cui sono nati questi brani, eravamo in una fase creativa che virava verso l’elettronica e la techno; facevamo tanti ascolti durante il giorno che ci hanno ispirato a lavorare su questa sonorità.

Ci siamo gasati nel cercare di creare una vibe stile Daft Punk, mantenendo comunque un attitudine hip hop, che è diciamo la mia cultura di riferimento da quando sono piccolino.

Techno e rap secondo me si sposano bene assieme; creano un’atmosfera “funky” o “party” che è molto stilosa.

Il tuo rapporto con l’arte è molto trasversale: oltre a scrivere e rappare, produci, disegni e hai un brand molto figo, “Voodoo”. Parlacene.

Ti ringrazio! Il disegno è stata la mia prima passione. Ho cominciato a scarabocchiare assiduamente tutto il giorno a un’età in cui probabilmente non sapevo ancora parlare. Nei primi anni delle superiori mi sono appassionato al mondo dei graffiti, dei cartoni animati e avevo un bravissima professoressa di storia dell’arte che mi consigliava mostre e pittori, il che è stata una fortuna. Dai miei 14/15 anni, cerco di disegnare o dipingere tutti i giorni. Più grandicello, verso i 19 anni, ho conosciuto dei ragazzi più grandi che stampavano magliette e allora ho cercato di buttarmi in questa cosa.
Inizialmente dipingevo sopra le giacche di jeans per customizzarle, poi piano piano ho iniziato a realizzare i primi artwork pensati per delle serigrafie. Da lì mi sono interessato sempre di più al clothing e ho dato vita a un progetto più concreto assieme a mio fratello e ad altri amici e circa un annetto fa è nata Voodoo. Ci divertiamo sempre un sacco nel fare i drop, realizzando sempre degli “spot” e delle soundtrack mirate per il lancio dei vari prodotti. É un progetto all’inizio ma sta crescendo bene. Ne sono molto contento.

Com’è fatto il luogo che ispira di più il tuo processo creativo?

Nel pratico, generalmente le cose più belle mi vengono in studio per quanto riguarda la musica. Per il disegno ti direi la mia camera a Bologna. Molte idee però le ho in autobus o camminando ascoltando musica, anche in treno o in mezzo alle persone; nei posti o nei contesti in cui c’è un “loop” di qualcosa, tipo un viaggio o una serata.

In che periodo della tua vita è nato Giuda?

Giuda è frutto di una maturazione di un concetto che volevo trattare da un pò di tempo, ovvero il “tradimento”.
Ti dico che però la traccia l’ho scritta veramente di getto, mentre Dario stendeva il beat in casa sua a Milano, circa un paio di mesi fa.

Giuda e Tosse tosse tosse vogliono essere ballati, seppur nati in un periodo di immobilità e distanza – com’è stato portarli live?

Il fattore Covid diciamo che ha complicato un pò la situazione, ma come penso a tutti quanti in qualsiasi cosa. Nonostante i distanziamenti e le varie restrizioni, questi pezzi durante i live hanno fatto prendere bene la gente. Fino ad ora c’è stata una bella risposta ai concerti.

Qual è stato il live più figo di cui sei stato spettatore e a cui magari pensi prima di salire sul palco?

Ho visto due concerti che mi hanno letteralmente cambiato la vita. Dj Premier a Reggio Emilia, con la band, una cosa allucinatamente hip hop. Jay Z e Beyoncè all’Olimpico di Roma non penso che sia manco descrivibile perché oltre ad essere un concerto è una costante coreografia e performance visiva. Prima di salire sul palco sembro un disadattato, cerco di pensare il meno possibile e a farmi calare la tensione.Poi salgo e ho il demonio dentro. È la dimensione in cui mi diverto di più in assoluto.

Che ruolo ha per te come artista la scena underground bolognese? C’è una forte contaminazione con la scena anche contemporanea di Bologna?

La cultura Underground a Bologna si respira dappertutto, è la sua peculiarità. Ovviamente mi ha influenzato e continua fortemente a influenzarmi. Nell’ultimo periodo estivo è rinata mischiandosi bene alla cultura pop odierna, per esempio c’è una bellissima mostra di Andrea Pazienza in combo con una mostra sui lego. Oppure sono nati spazi come il Dumbo o rassegne come il Nova. Il Covo quest’estate ha dato vita a dei concerti fighissimi con artisti super nuovi, ed è un luogo culto dell’underground bolognese. La città è piena di nuove iniziative ed è ripartita alla grande post chiusura. Sono costantemente ispirato.

Una parola per descrivere il progetto presto in uscita.

Per ora sono usciti i primi due brani che appartengono al filone più “house” del disco. All’interno abbiamo cercato di fare ogni tipo di genere,: dal rap classico al punk, all’hardcore e l’ R&B. Tutti i brani sono nati da delle “jam session” tra me e Dario e ci siamo divertiti tantissimo. Potrei definirlo sperimentale e poliedrico, ma spetterà a chi lo ascolterà darne un giudizio. Posso solo dire che ne siamo molto contenti e stiamo continuando a fare musica e a sperimentare come più ci va.

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