Intervista: Missey
Articolo/intervista contribuito da Chiara Grauso di Futura1993
Missey: all’anagrafe Francesca Sevi, è nata nel 1995 e vive a Milano. Il suo esordio artistico è legato al 2019 e ai brani Kaldera e Oslo. Nel tempo, affina anche la sua vena creativa lavorando come autrice per altri artisti (ha collaborato alla scrittura del brano Prima che mi perda ancora – Wrongonyou).
Nei suoi lavori, Missey sperimenta e non si lascia fermare dalla paura di cambiare: così i suoi brani si presentano come un viaggio multiforme. Il 9 giugno è uscito Decade, suo ultimo singolo. In questo brano Missey attraversa temi particolari e precisi, come l’invidia, l’attesa e l’ansia che ci trasmette il tempo che passa veloce. In questo modo, attraverso giochi di parole, e sfruttando un ritmo avvolgente, ci regala l’antidoto ad una società che ci vuole tutti veloci, efficienti e sul pezzo, tante copie l’uno dell’altro.
“E ho raccolto per te sogni per andare altrove / E non sono le pare mie, ma ho attorno solo copie / Mi chiudo dieci giorni in casa e scrivo cose nuove / E ho raccolto per te sogni per andare altrove”.
Abbiamo fatto una chiacchierata proprio con lei, per farci raccontare cosa c’è dietro questo brano e i suoi progetti per l’estate. Leggi cosa ci ha raccontato!
Ciao Missey! In Decade tocchi concetti importanti come l’attesa, il tempo che scorre lento, e l’invidia. Quali sono le sensazioni che leghi a questo brano?
Ciaoo! Guarda, a Decade ho legato molto del mio vissuto a inizio lockdown: la pretesa che avevo nei miei stessi confronti di essere produttiva ogni giorno, di migliorarmi, come quella di limitare le mie reazioni nei momenti difficili, reprimendole. Ad un certo punto ero così stanca di quella parte di me che premeva giornalmente perché cercassi di essere diversa dalla vera me, che ho avuto voglia di scrivere qualcosa in cui guardarmi davvero dentro, portando alla luce i miei difetti e momenti di stasi piuttosto che le vittorie. Incanalare queste sensazioni in musica ha reso le mie debolezze finalmente umane anche ai miei occhi e questo mi ha ispirato tantissimo nelle cose future che sto scrivendo da aprile 2020.
“Vorrei il successo di chi non è neanche in pista, ma sbaglio io a volerlo, loro no”: nel video ufficiale viene inquadrato Madame Bovary, un romanzo emblematico, in fatto di insoddisfazione e desiderio della vita altrui. L’opera è legata alla stesura del brano, o si tratta di una associazione a-posteriori?
Dal mio punto di vista è assolutamente una associazione a-posteriori concepita da Studio Cemento e Created by Travis che hanno diretto il video. Mi piaceva davvero l’idea di “indossare” Decade anche attraverso gli occhi di chi l’aveva vissuta da fuori, occhi di altri creativi, poi casualmente siamo anche amici tra di noi, quindi chiaramente conoscono situazioni, riferimenti, senza che io apra bocca. Il risultato è stato che hanno esplicitato cose che forse io da sola non avrei avuto il coraggio di manifestare, e questa per me è stata la cosa più emozionante di questo video, per cui li ringrazio.
Mi piace il messaggio contenuto nel brano: abbiamo bisogno di sentirci dire che è normale anche andare più lenti degli altri. Cosa consiglieresti a chi si sente bloccato in una situazione?
Sembra banale, ma di prendersi del tempo, non caricarsi di un’ansia da prestazione che ti vuole al 100% il giorno dopo che hai deciso di cambiare. Ripetersi che se per qualche secondo non ci si fa domande, è okay e soprattutto cercare di passare tanto tempo con le persone che ti sanno mettere a tuo agio, anche quando ti danno contro.
Nel tuo lavoro ricopri anche il ruolo di autrice di brani per altri artisti. Scrivere per un'altra persona ti è venuto sempre naturale, o è una cosa su cui hai dovuto lavorare?
Fino a qualche anno fa non mi sarebbe venuto naturale scrivere in italiano neanche per me stessa, data la mia timidezza, poi è uscita Oslo e Riccardo di Warner Chappell ci ha fatto questa proposta. La verità è che nell’ultimo periodo sto imparando a fare tante cose diverse, alcune più easy altre più impegnative e il motore che sta dietro tutto, continua ad essere l’amore che ho per la musica e il desiderio che ho di fare parte del suo stesso mondo: quindi in quel senso mi sento “sempre pronta” a nuove esperienze. Sono davvero all’inizio di questo percorso da autrice ma non vedo l’ora di scoprire in quali dimensioni mi porterà!
Il 9 luglio aprirai il live di Generic Animal. Come ti senti all’idea di tornare sul palco, e in particolare come opening act di questo artista?
Cavoli quando me l’hanno detto sono impazzita, credo che Generic Animal sia uno degli artisti italiani che più riescono a sintetizzare un sound internazionale e ricercato in una roba loro, originale, distinguibile e super credibile in italiano (roba rara). Sono felice ed agitata per il live in sé, sarei dovuta arrivare ad oggi con un bagaglio di esperienza di un tour di 10 date alle spalle, ma la pandemia ha cambiato i piani, è passato un anno e mezzo e ora mi sento come se fossi al primo live della vita! Ma andrà bene, sono con Dema, amico e musicista fantastico e io ho davvero aspettato troppo di cantare dal vivo finalmente un’altra volta!
Nei tuoi brani sperimenti molto. Rispetto al 2019 quanto ti ritieni cresciuta e cambiata artisticamente?
Mi sento cambiata tantissimo, nel 2019 non avevo concezione piena di quello che potessi fare nella mia musica, pensavo ci fossero parametri a cui un minimo bisognava attenersi per forza, avevo paura di non poter sentirmi totalmente libera. Trasferirmi a Milano è stato fondamentale per cominciare un’evoluzione, vedere così tante persone che lavorano in modo maniacale, il loro suono, mood, immaginario ti porta proprio a rivedere e mettere in discussione il tuo. Io ho guardato fuori e poi ho guardato dentro, e ho capito che Prima parte del celeste aveva aperto finalmente un varco, ma che qualcosa andava ancora smussato in modo che non ci fosse più nessuna paura dietro ciò che scrivevo. Così l’anno scorso io e OMAKE, il mio produttore artistico, decidiamo di voler sperimentare, di non voler chiuderci attorno a strategie da hit, che volevamo divertirci, seguendo il nostro suono, la curiosità e l’istinto, e di lì a poco abbiamo chiuso Decade.
Ultima domanda! I tuoi lavori futuri che direzione prenderanno? Stai lavorando ad un album?
Sto lavorando ad una Nave! Direzione: lo spazio.
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