"L’eclisse e l’iperbole"
"L’eclisse e l’iperbole" alla 12° Biennale dell’immagine
Venerdì 17 settembre si apre la dodicesima edizione della Biennale dell’immagine, a Chiasso, quest’anno con tema FAKE: una riflessione sul tema del falso e dell’autorialità composta da tante esposizioni. Tra esse vi è L’eclisse e l’iperbole, mostra collettiva curata da Riccardo Lisi, con la collaborazione di Al Fadhil e proposta alla Biennale da Visarte Ticino. A questo progetto l’Associazione Biennale dell’immagine ha destinato uno spazio storico per le esposizioni a Chiasso: la sala Diego Chiesa. Al suo interno sarà possibile compiere un’esplorazione in una parte significativa della sperimentazione fotografica presente nella giovane scena svizzera, grazie alla presenza di opere e installazioni di sette artisti: Gabriel Flückiger, Lisa Lurati, Karen Amanda Moser, il duo Taiyo Onorato & Nico Krebs, Bianca Pedrina, Alexandra Pfammatter e Nicolas Polli.
In questa sala dal gusto un po’ vintage - cui si accede liberamente, dal martedì al venerdì dalle 14 alle 18, il sabato e la domenica anche dalle 10 alle 12, fino al 14 novembre 2021 – il bordone, o fil rouge dell’esposizione è costituito dalle piccole foto incorniciate, opera di Karen Amanda Moser. Gli Still Life presentati sono dettagli isolati da immagini di appartamenti nel territorio di Chiasso, pubblicate da agenzie immobiliari a scopo promozionale. Pertanto l'origine di queste foto non è mai lo scatto dell'artista: si tratta di riprese ritrovate. Lo screenshot - una scorciatoia sulla tastiera - sta sostituendo la gestione della fotocamera. Anche i lavori di Alexandra Pfammatter hanno un'origine peculiare: sono 370 file cancellati (non solo immagini) dalla memoria locale del suo smartphone e del suo laptop. Ha usato un software per il loro recupero: ecco perché alcuni sono distorti o incompleti: ne sono rimasti solo degli "scarti". L'aver poi esposto in pubblico una simile massa di file in formato A5 genera molteplici riflessioni. Una riguarda l'impossibilità di dimenticare del tutto ciò che abbiamo codificato digitalmente, un'altra l'erronea sensazione che un file salvato rimanga sempre uguale a se stesso. Inoltre la lettura di un nostro vecchio documento produce sempre sensazioni di inadeguatezza, un po' come una lettera d'amore giovanile in cui fatichiamo a riconoscerci.
Nascono invece da scatti dei singoli artisti le opere di Gabriel Flückiger, Nicolas Polli e del duo Taiyo Onorato & Nico Krebs, ma ben differenziate per approccio e tematica. Il primo, infatti, analizza aspetti minimali in immagini astratte e caratterizzate da forti cromatismi. Polli – presente a Chiasso anche con un’esposizione personale, con un altro progetto – ha creato immagini fortemente grafiche e che possono far pensare a un novello Arcimboldo. Il duo Onorato & Krebs nella serie Future Memories ha creato collage, operando tagli nel proprio archivio di negativi degli ultimi 20 anni e mettendo insieme nuove immagini che stimolano un approccio e un feeling per ciò che sta arrivando. Per loro, questi lavori riguardano il tentativo di trovare un nuovo linguaggio visivo per il dilemma mutevole di essere bloccati nell'idea che il futuro debba essere più grande del passato, più pieno di speranza e migliore per tutti (sono cresciuti negli anni '80) rispetto all'immagine distopica del futuro che viene proiettata ora.
Infine sia Bianca Pedrina che Lisa Lurati lavorano su supporti tessili, a volte di grande dimensione. Lurati sta esplorando un’antica tecnica di stampa fotografica, la cianotipia, con cui tenta un percorso di rinaturalizzazione dell’uomo e una sua presa di coscienza sulla natura, anche intervenendo pittoricamente su tele, spesso non intelaiate. Totalmente inserita nel tema Fake della biennale è Bianca Pedrina, qui presente con un tentativo di classificazione delle nuvole, in forma di stampa digitale su un tessuto di oltre 50 metri quadri, e con una rappresentazione artificiosa di qualcosa che già non è naturale: il “prato sintetico” di una stuoia d’entrata. Questa immagine è stata presa in un tempio del fake: la Trump World Tower, a Seul.
Rilevante è la relazione che il curatore ha cercato d’instaurare tra il libero percorso dello spettatore e alcune caratteristiche di una sala assolutamente particolare, dal gusto degli anni ‘80 e ormai non più dedicata ad ospitare le esposizioni principali nella città di Chiasso. Anche per via della natura della sala, l’allestimento presenta al suo interno elementi di discontinuità ed eccentricità. Lo stesso titolo dell’esposizione avrebbe dovuto in teoria essere differente – L’ellisse e l’iperbole – per mostrare una coerenza tra i due termini di cui è composto. Invece il curatore ha voluto far intuire elementi di disgiunzione a partire da esso, selezionando poi ricerche artistiche che eclissano ciò che risulta “teoricamente visibile alla luce del sole, e dunque banale” – secondo l’accezione consueta la fotografia è una controprova del reale – e concettualizzazioni che intenzionalmente portano l’opera fotografica lontana dal realismo, in modo iperbolico.
Nella serata inaugurale, venerdì 17 settembre, la mostra sarà aperta dalle ore 17 alle 21, ma il vernissage ufficiale della Biennale avverrà a 50 metri, nel piazzale dello Spazio Officina. È previsto anche un evento di finissage presso la sala Diego Chiesa – che è a Chiasso all’inizio di via Soave – sabato 13 novembre dalle ore 18. In questa serata, intitolata “Tu Anti!” - Chi ha paura dell’antifotografia?, alcuni degli artisti partecipanti narreranno finalità e processi della propria ricerca artistica, stimolati anche da un aperitivo e dalle sonorità di dj Antidoto (Radio Gwendalyn).
La mostra è proposta e supportata da Visarte Ticino, nel suo impegno concreto di apertura e iniziativa culturale ed ha potuto usufruire del sostegno da parte di Pro Helvetia.