Interview: Sgribaz
Articolo/intervista contributo da Alessandro Tarasco di Futura1993
Inno all’autenticità: la crescita di Sgribaz con 00 Adolescenza
In un mercato musicale sempre più modellato dal concetto di tendenza, dove bisogna innanzitutto proporre un qualcosa che funzioni a livello commerciale, l’impresa titanica è sicuramente quella di abbinare alle dinamiche del mercato il racconto di un qualcosa di vero e di viscerale, proporre pillole di stati d’animo, istantanee di vita, brandelli di anima. Se poi si parla di rap, ci si mette pure di mezzo la credibilità. Quella che ha assunto i crismi di una vera e propria cultura ha radici che affondano in terreni crudi e sporchi di sangue, spietati e brutali. Vita vera, difficile; esperienze lacerate da difficoltà che possono però diventare opportunità di riscatto e di riconoscimento sociale: l’hip hop ha dato voce alla verità. Che in quanto tale deve rimanere assoluta e intonsa, una caratteristica imprescindibile. Generalizzare è sempre sbagliato, e infatti non lo faremo: è innegabile però che anni e anni di barre ci hanno ormai preparato anche a temi, diciamocelo, dei più banali e dei più abusati. Temi, per l’appunto, di tendenza.
Ma se il focus è come detto sull’autenticità, ecco che arriviamo a Sgribaz, un “ragazzo normale” che rappa verità, senza troppi fronzoli. Senza forzature, senza ricorrere a stratagemmi linguistici ormai abusati, senza tirare in mezzo contesti e situazioni che non gli appartengono. Le sue sono esperienze forgiate dal sole della giovinezza e da scottature sentimentali, le crepe insite nella propria personalità esplodono in tracce sincere e ruvide, il vento della crescita e delle nuove esperienze a gonfiare una vela fatta di consapevolezza nei legami, nelle proprie origini e a servizio di un obiettivo da seguire con umiltà e sacrificio. Con uno stile di scrittura immediato e tagliente, il giovane cagliaritano ci introduce al suo mondo in maniera piuttosto diretta e facendosi aiutare da produzioni che sanno tessere il giusto pattern attorno al flow, inglobando la narrativa con beat talvolta freschi e talvolta incazzati.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Lorenzo e gli abbiamo fatto alcune domande!
Nel bel pezzo di Noisey/Vice che parla della nuova wave rap sarda, il commento sulla traccia Un’altra Lingua è il seguente: “è una bomba, quel tipo di pezzo introspettivo che riesce a parlare all'ascoltatore senza essere noioso, giocando sul contrasto tra il divertimento dei ragazzi e la malinconia dovuta a un’incomprensione generazionale rischiarata soltanto dal sentimento di famiglia e di appartenenza” : mi ritrovo molto con questa affermazione ma la allargherei all’album completo: 00 Adolescenza parla, in un certo senso, della crescita anagrafica, sociale e sentimentale della tua persona?
Direi crescita in generale: tanti miei conoscenti mi hanno detto, dopo l’ascolto dell’album, che hanno avvertito e riconosciuto questa mia crescita personale sotto diversi punti di vista, sia amorosi che di “approccio” alle cose. Lo si può notare anche da due delle tracce più vecchie, Naufraghi (scritta nel 2019) e Stessi Amici (la prima della quarantena): la maturazione nella scrittura e nella consapevolezza è cresciuta rispetto a questi pezzi più vecchi e negli ultimi, come per esempio Sick Love, riesco a raccontare con tutto me stesso una storia d’amore ormai finita in maniera più lucida ma al tempo stesso anche più emotiva, più viscerale…È un album che parla di maturazione e consapevolezza personale
Continuando con la rubrica “Dicono di te”, TRX Radio ha commentato “Genuino, senza filtri né eccessive forzature, ci ha colpito subito.”: mi ricollego alla fonte citando uno dei soci e contributor dell’app, il tuo conterraneo Salmo: quanta influenza ha o ha avuto il rapper di Olbia e la Machete sul tuo percorso? Quanto può essere importante avere un’eccellenza “locale” sulla diffusione di una certa cultura?
A dir la verità Salmo e la Machete hanno influenzato ben poco la mia formazione musicale in quanto sono di estrazione più americana, diciamo: mi piace molto l’hip-hop d’oltreoceano e sono cresciuto con artisti come J-Cole, Kanye West, Mac Miller, Meek Mill, per citarne alcuni. Dal 2016 comunque, anno in cui ho iniziato a rappare, ho dedicato maggiore attenzione alla scena italiana perché è ovviamente un ottimo modo per crescere ed imparare…Sicuramente rispetto tantissimo la proposta di Salmo che, pur essendo piuttosto diversa dalla mia, ha portato in alto il nome della Sardegna nel rap italiano
Le produzioni sono di tuo fratello Enomoney, i feat e le partecipazioni molteplici: insomma un lavoro corale, una rappresentazione e una sorta di inno di una socialità fatta di caratteri anagrafici e territoriali: per certi versi il progetta mi ricorda Bnkr 44, il nuovo collettivo in forza a Bomba Dischi: quanto è importante avere questa multiformità e questo contesto nella tua musica?
Per me il rapporto umano è tutto e ho sempre ragionato con il concetto di “facciamo squadra”: tutte le persone che sono presenti nel mixtape sono persone che hanno la mia stessa voglia e attitudine nel voler gridare al mondo ciò che abbiamo da dire, persone con cui ho stretto amicizie e legami forti. Per me fare squadra è aiuto nello sviluppo musicale e aiuto nel bacino di ascoltatori, è confronto tra culture diverse. Per emergere secondo me è fondamentale dare e ricevere aiuto ma queste collaborazioni possono nascere solamente se vi è l’umiltà e la voglia di collaborare…Con i ragazzi di Sassari per esempio abbiamo creato un nuovo movimento che si chiama la Nuova Sardegna: alla fine siamo semplicemente degli amici che fanno musica e si supportano uno con l’altro e queste cose sono fondamentali, sia per crescere che per emergere.
Rimanendo sulla contemporaneità musicale: c’è qualche collega della scena italiana che apprezzi particolarmente?
Sicuramente a livello italiano la scena genovese è quella che più mi piace e a cui maggiormente mi ispiro: a livello di scrittura, di proposta, di attitudine. La Wild Bandana è sicuramente un collettivo che apprezzo moltissimo e i vari Tedua, Izi, Vaz Te li considero dei veri e propri idoli.
E invece, qualche idolo con cui condivideresti lo studio di registrazione?
Ti direi gli stessi nomi citati in precedenza, sia italiani che stranieri. Ma ripeto anche che trovo fondamentale qualsiasi collaborazione che possa far crescere la mia musica e al tempo stesso non mutarla, permettendomi di fare le cose con il mio stile: c’è sempre da imparare e la collaborazione non può che far bene…Personalmente cerco di lavorare, e al contempo stringere amicizia, con tutti
Hai una scrittura fluida e colorata dalla tua giovane età, allo stesso tempo però molto consapevole e matura: mi colpisce la semplicità con cui esprimi i tuoi concetti, in modo netto e tagliente: in un linguaggio sempre più contaminato da neologismi, la tua proposta classic è una scelta o è semplicemente il modo più autentico di raccontarti?
Assolutamente una scelta: quello che racconto è autentico e voglio esprimermi in un modo tutto mio, personale, cercando di imparare e studiare sempre qualcosa di nuovo. Per me un’importante opportunità di crescita quella di imparare nuove parole e andare a scoprire il significato di termini a me sconosciuti. Certe volte guardo film quasi prendendo appunti! Anche sulle frasi, sui concetti: ultimamente mi è capitato di guardare Rocket Man e di sentire la frase “Un uomo non può amare se ha un cuore a brandelli”: ho già utilizzato frasi del genere nei miei pezzi e trovo molto importante cercare di essere attenti a recepire frasi e costruzioni verbali di un certo tipo così da poter avere ispirazioni e idee: l’ispirazione la si può trovare davvero ovunque
Cito nuovamente il concetto di autenticità, davvero centrale nella tua produzione: se ti propongo il percorso Stessi Amici, Un’Altra Lingua, Passepartout e infine Naufraghi, ho individuato un po' quello che è il fil rouge dell’album? La stesura è lucida e l’affresco del tuo percorso piuttosto vivido… il “concept” dell’album si esprime effettivamente in queste liriche sporche e graffiate di verità?
Penso fortemente che il rap non sia parlare di strada, ma sia parlare di sé stessi. Io non mi reputo un ragazzo di strada, non ho tutto ma neanche non ho nulla, sono un ragazzo normale insomma. Il rap lo può fare chiunque, basta che sia vero e reale perché devi raccontare qualcosa di te. lo dico anche a chi a volte mi chiede consigli su come fare musica: sii vero, sii reale. Essere veri è fondamentale, specialmente nel rap. Questo non vuol dire essere contro le gang: io sono solo contro il fake…per esempio qua a Cagliari ci sono dei ragazzi che spaccano e sono real, li rispetto perchè raccontano la merda dalla quale vengono: ma se tu non vieni da queste difficoltà perché devi fingere e raccontare cose e vissuti che non ti appartengono? Per quando riguarda le tracce dell’album, direi che la traccia che mi racconta di più è Outro, scritta di getto in poco tempo, per me è stato uno sforzo incredibile e parla di una parte di me con cui lotto quasi ogni giorno. Se ascolti attentamente Outro, quando la finisci mi conosci. E devo dire che stessa cosa vale anche per Un’Altra Lingua, Passepartout e Sick Love, sicuramente le tracce più intime del lavoro.
Le produzioni sono davvero notevoli e calibrate alla perfezione sulle tue parole, offrendo inoltre freschezza e creando un ottimo mix classy e classic, per ritornare a quanto detto prima. Liquide, raffinate ma anche incazzate al momento giusto: vista la visceralità con cui scrivi i testi, quanto tempo ci vuole a trovare la giusta base che si sposi con la tua interiorità? O il processo è opposto, prima base e poi testo?
Dipende davvero dalla traccia, dalla situazione. Il processo è vario, può succedere che io scriva senza beat e poi provi il tutto con uno trovato su YouTube, dopo in studio la faccio sentire a mio fratello, registriamo il cantato e successivamente rifacciamo il beat da capo. Per esempio però New Life è nata all’improvviso: mio fratello ha fatto il beat e io ci ho scritto il ritornello sopra. Stessa cosa per Passo e Chiudo. Penso che sia il modo migliore: si crea il beat e subito dopo si prova a rapparci sopra, si amalgamano meglio le due componenti. A volte la base può aiutarti e suggerirti qualcosa, far nascere un’ispirazione che magari poco prima non c’era.
Cos’è per te l’autotune? Aiuto, cifra stilistica o “strumento musicale”?
L’autotune è uno strumento musicale, bisogna saperlo usare! Se tu hai una melodia e la prendi bene è un sostegno alla voce, molto importante. Ma se lo prendi male la distorce, la deforma…ci teniamo ad usarlo poco: ci aiuta per correggere alcuni difetti o imperfezioni e comunque ormai fa parte del nostro genere musicale, è una componente importante…però ecco che ritorna l’autenticità: parlare del vero con una voce deformata e quindi finta a causa del troppo utilizzo dell’autotune è un controsenso, un qualcosa che non va di pari passo con la verità che un rapper dovrebbe cantare.
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