Mancha: "L'uomo piu' triste del mondo"

Mancha: "L'uomo piu' triste del mondo"

L’UOMO PIÙ TRISTE DEL MONDO: MANCHA SORPRENDE CON UN NUOVO SINGOLO ESPLOSIVO E BRIT ROCK

Articolo contribuito da Maria Stocchi di Futura1993

È uscito questa notte L’uomo più triste del mondo (Trident Music/Polydor), il nuovo singolo di MANCHA. L’artista bolognese, in collaborazione con il producer Mr. Monkey (Lil Busso, PSICOLOGI), stupisce di nuovo, schivando ogni etichetta e spostandosi in un territorio sonoro ancora diverso rispetto ai tre singoli rilasciati fin ora (Crimine, Solo quando voglio, Acida feat. NICOL).

L’uomo più triste del mondo - nonostante il titolo possa far pensare il contrario - è un brano frizzante, che inizia in modo tranquillo, chitarra e voce, e poi esplode, pieno di energia. Fin dal primo ascolto fa venire voglia di prendere, che so, un pettine e usarlo come microfono, per poi scatenarsi e ballare davanti allo specchio, nella propria stanza. Le sonorità di questo pezzo, le sue chitarre alla The Libertines, l’assolo che riprende il tema della strofa e la voce spinta all’estremo che ricordano gli Arctic Monkeys dei tempi di Mardy Bum, sono tratti tipici del british rock più spacca corde. Non mancano le tracce contemporanee, come il drum beat che sostiene gran parte della canzone.

Nonostante il sound allegro dato dalla progressione in maggiore e dal ritmo incalzante del brano, L’uomo più triste del mondo ha un testo che nella sua autoironia e semplicità è anche estremamente malinconico. Con la sua voce decisa e muscolare, MANCHA urla a pieni polmoni di essere L’uomo più triste del mondo, perché la persona amata ha scelto qualcun altro (più bello e più divertente, almeno secondo l’artista) con cui passare la propria vita.

È sicuramente questa la particolarità che salta più all’orecchio del pezzo: il suo auto-contraddirsi, in qualche modo, unendo strofe da cuore spezzato al sound così energico di un brano che desidera fortemente il live, e che già non facciamo fatica ad immaginare suonato dal vivo.

Questo modo di contrapporre e sovrapporre emozioni e generi diversi è coerente con la figura dell’artista bolognese. Leonardo Parmeggiani, infatti, sembra proprio non voler scegliere un solo genere nel quale cristallizzarsi: la sua musica nasce da e mescola influenze diverse, ovvero funk, hip hop, jazz, rock, soul e r’n’b, coniugandole con sonorità elettroniche, più contemporanee. E forse è il suo continuare a spaziare e sperimentare sonorità differenti e combinate tra loro, tra old e new school, l’elemento che più contraddistingue questo artista. L’uomo più triste del mondo rappresenta sicuramente un salto notevole rispetto agli altri singoli che MANCHA ha all’attivo: Crimine, ad esempio, con il suo basso alla Zach Dawes (Mini Mansions, The Last Shadow Puppets) e i suoi fiati, ci trasporta in un fumoso jazz club, arredato in modo moderno. Solo quando voglio, invece, sovrappone lo-fi, funk e r’n’b con un finale che, grazie ai suoi brevi ma molto nitidi assoli di tromba e contrabbasso, profuma di America Latina. In L’uomo più triste del mondo lo scenario cambia di nuovo: siamo piuttosto sul palco di un pub inglese e chissà, forse alla fine qualcuno spaccherà una chitarra a terra.

In attesa delle sue prossime sorprese e dell’uscita del suo primo album, non ci resta che gridare insieme a MANCHA che anche noi siamo i più tristi del mondo… ma, come il pezzo vuole, ballando e con un grande sorriso sulle labbra.

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