Reportage Gubbstock Rock Festival

Reportage Gubbstock Rock Festival

“FESTIVÀL È PARTECIPAZIONE”: GUBBSTOCK 2021

Articolo contribuito da Maria Stocchi di Futura1993 Fotografie di Riccardo Ruspi

Per quanto mi riguarda, il Gubbstock Rock Festival ha un solo, grande difetto: dura troppo poco.

Lo aspetti tutto l’anno, arriva, e in quello che sembra un secondo ti ritrovi alla fine. Stai sistemando i camerini, stai buttando via la spazzatura. Ti prepari a tornare a casa, e quando entri in macchina ti fermi un momento e pensi: di già?

Succede ogni volta, ma quest’anno è stato diverso. La ventottesima edizione di questo intramontabile festival non è stata come le altre. Ogni volta è speciale, certo. Ma questa lo è stata un po’ di più.

Nato negli anni ’90, il Gubbstock Rock Festival, curato dall’Informagiovani del Comune di Gubbio, ha da sempre un obiettivo fondante, un motore di base: dare voce e spazio ai giovani musicisti del territorio – un territorio, possiamo vantarcene, davvero ricco di talenti. Più precisamente, offrire loro un palco antico, prestigioso ed emozionante come quello del Teatro Romano.

Quest’anno, oltre agli otto gruppi locali, gli headliner sono stati due: Marco Castello in seconda serata, il 29 luglio, dalla Sicilia con furore, accompagnato dalla band electro-pop Beetamax e, completamente a sorpresa (graditissima), dagli amici Tropea. Grazie alla location all’aria aperta, il pubblico – numeroso, composto soprattutto da giovanissimi - ha potuto cantare e divertirsi in un momento di totale spensieratezza, un elemento raro in questo periodo. Ma è stata la prima sera ad essere davvero il manifesto di cos’è questo piccolo grande festival.

Il 28 luglio, gli Studio Murena hanno raggiunto il Gubbstock da Milano nel primissimo pomeriggio, mentre noi dell’organizzazione cercavamo riparo dal sole cocente, rintanati sotto uno dei pochi alberi che si trovano all’interno del Teatro.

Nato inizialmente all’interno del Conservatorio di Milano, il sestetto jazz, prog, rap, elettronico, fusion, hip-hop, e chi più ne ha più ne metta, è davvero unico nel suo genere. Soprattutto nel panorama italiano. Durante il loro concerto – impeccabile – hanno suonato l’interessantissimo repertorio del loro primo album in studio, che porta il nome della band, ricco di pezzi estremamente sofisticati, ma allo stesso tempo resi street dai testi dell’MC Carma, a volte crudi, esposti come nervi, conquistando l’intero pubblico.

Verso la fine del live, presentando i musicisti, il frontman, apparentemente così diverso dal resto del gruppo, ha voluto sottolineare che gli Studio Murena sono tutti e sei, e non cinque più uno, come potrebbe sembrare ad alcuni. Questo è vero. Eppure, se c’è una cosa che ho notato durante lo show, è stata la loro disposizione sul palco. Perfettamente conciliata con i loro pezzi (alcuni, soprattutto a livello strumentale, sarebbero perfetti come colonna sonora di un film poliziesco): i cinque musicisti sono disposti a mezzaluna. In ordine: Matteo Castiglioni alle tastiere, Marco Ferrazzi ai pad elettronici, Maurizio Gazzola al basso, Amedeo Nan alla chitarra, e per finire Marco Falcon alla batteria. Con questa scenografia musicale sullo sfondo, Carma gira per il palco raccontando storie di amori bui, di ansie, di quelle persone che pensi da tutta la vita. Di un mondo non sempre facile da capire. Il risultato? Uno spettacolo unico, di altissimo livello, che rapisce anche lo spettatore più scettico.

Il loro concerto è stato aperto dai Soul Brothers, un gruppo locale di giovani rapper davvero promettenti. In quattro, si sono presentati sul palco vestiti da operai per omaggiare le vittime del disastro avvenuto a Gubbio il 7 maggio 2021, dove due persone hanno perso la vita a causa dell’esplosione di una fabbrica, tra le quali il loro amico Samuel Cuffaro, di appena diciannove anni. In un momento toccante, i ragazzi hanno lasciato il palco alla voce del ragazzo scomparso, che ha risuonato in tutto il Teatro con una sua canzone. Gli Studio Murena li hanno richiamati più tardi ad unirsi a loro per fare freestyle insieme a Carma, dimostrando chiaramente di aver compreso a pieno lo spirito di questo festival.

Conservo le parole di Mirco Assandri (il tour manager degli Studio Murena): “non sono rimasti molti festival così affiatati”. Una frase che per me e per gli altri organizzatori vale più di qualsiasi altro complimento.

Perché ogni anno è una scommessa. Non sappiamo mai se la città reagirà come vogliamo ai nomi che proponiamo. Allo stesso tempo, però, quello che conta davvero è la felicità dei ragazzi e delle ragazze che non vedono l’ora di suonare. Che arrivano prestissimo, nonostante il caldo infernale. Che possono fare palestra e condividere il palco con musicisti incredibili. E soprattutto, che tornano.

Insomma, è vero. Siamo piccoli. Ma dateci del lei.

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Hanna Hildebrand: "Omega Transit" at la rada

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